Isola di Mljet_parte 2
6 agosto 2016 U.Gradova – U.Sutmiholjska
Percorso
in kayak: 9km (4,86mn)
La sveglia suona alle 4.30.

È buio e nella pineta tutto dorme ancora. Ci apprestiamo a
preparare la colazione, risorgendo dalle tenebre come le prime luci dell’alba.
Il bosco si sveglia all’improvviso e, come ogni mattina, le cicale iniziano a
cantare passando da un silenzio profondo a un ipnotico sottofondo.
Nonostante la brezza di Bora del giorno precedente, notiamo
che intorno a noi ci sono parecchie nuvole e il sole fatica a emergere: un
probabile fronte freddo in direzione ovest, constata Davide. Con mille
preparativi da fare il tempo vola, e ci ritroviamo pronti solamente alle 7, con
davanti a noi una ventina di km di pagaiata.
Nella piccola baia il mare è calmo, ma una volta fuori
incontriamo le prime onde, lunghe e alte circa mezzo metro. Ci divertiamo un
po’ con il surf, ma cerchiamo di stare sotto costa per rimanere riparati dalle
raffiche di vento come ci è stato consigliato dal gentile pescatore.


Superiamo rapidamente la zona di Ropa, osservando che il
paesaggio intorno a noi è molto diverso rispetto alle aspettative: il grigio
condiziona notevolmente la nostra visione e Luca, che sceglie di tenere addosso
gli occhiali da sole, vede tutto più scuro di quanto realmente sia. Proseguiamo
il cammino, mentre il cielo alle nostre spalle si fa sempre più nero; davanti a
noi però sembra che il sole abbia la meglio. Ci troviamo a fronteggiare un
paesaggio roccioso, coperto da una vegetazione di un verde molto intenso e, a
causa delle onde che ci accompagnano dalla partenza, notiamo che non c’è alcuna
possibilità di sbarco.

Dopo un’ora e mezza arriviamo nella baia Sutmiholjska, la
nostra prima tappa della giornata.
Scorgiamo una spiaggia di piccoli ciottoli
circondata da case di pescatori. Sono le 8.30, in spiaggia oltre a noi ci sono
un paio di coppie di turisti sotto un caldo sole.
Decidiamo di fermarci per un’oretta: c’è chi fa il bagno,
chi mangia e chi fa foto. La baia è molto bella, caratterizzata da un'acqua dai
colori straordinari.
Avvisiamo il nostro “Italian Father” che siamo fermi alla
baia e che abbiamo passato una notte serena.
Stiamo per ripartire, ma guardando il cielo ci accorgiamo
che purtroppo i nuvoloni da ovest ci hanno ormai raggiunti, mentre in mare
aperto possiamo scorgere un continuo scaricare di lampi. Preoccupati decidiamo di
raccogliere informazioni dai locali.
Cerchiamo di comunicare con un giovane
pescatore utilizzando il traduttore di google (santa tecnologia), ma il suo
suggerimento è di fermarci nella baia per un’altra oretta; parliamo anche con
una turista croata che cerca di confortarci dicendo che il meteo prevede un
temporale di brevissima durata.
Le prime gocce di pioggia che colpiscono le nostre teste non
ci lasciano dubbi sul da farsi: Luca e Davide vanno in spedizione per cercare
una copertura che ci consenta di accamparci per qualche tempo mentre Mary e
Clara si riparano all’interno di una vecchia casa che fa da deposito materiale
per i pescatori in compagnia di un gruppo di francesi. Con grande sorpresa,
ecco che Valter e consorte si materializzano e chiedono se abbiamo bisogno di
fare la spesa. Clara si unisce a loro e dopo un tempo che è parso infinito
torna con cioccolato e pane: l’attesa è stata adeguatamente ricompensata. Eravamo
preoccupati che Clara tornasse con un paio di scarpe tacco 12 abbinato a
qualche borsetta!

Ecco che smette di piovere, pranziamo e siamo pronti per
ripartire, ma non siamo per niente convinti.
Davanti a noi possiamo vedere una serie di lampi che scaricano
in mare, anche se lontani, mentre sopra le nostre teste il cielo è ancora nero.

Rassegnati optiamo per la sosta forzata, e l’unico rifugio
che riusciamo a trovare è il terrazzo di una casa di un pescatore. Ci sono
nasse e reti ovunque, che spostiamo con attenzione per fare spazio alle nostre
tende. Il posto non è affatto accogliente né confortante, ma è l’unico spazio
asciutto e riparato che abbiamo trovato. Facciamo in tempo a sistemarci ed ecco
che un altro bel temporale si scatena sopra la nostra spiaggia. Siamo tutti ben
contenti di aver deciso di fermarci.
Passiamo quindi il resto del pomeriggio in tenda giocando a
carte e mangiando pane e cioccolato.

Ogni tanto guardiamo la spiaggia per controllare i nostri
kayak, abbandonati e legati come animali in gabbia in un angolo sotto la
pioggia. Il colore del mare è cambiato rispetto al mattino, tutti lo troviamo
molto più grigio e malinconico tranne Luca, che nel frattempo ha tolto gli
occhiali da sole. La temperatura si è abbassata e iniziamo ad avere freddo.

Il temporale finisce ed ecco apparire un bellissimo
tramonto: finalmente il rosso del sole colora il cielo e approfittiamo della
ritrovata calma atmosferica per fare due passi, osservare il mare dall’alto,
guardare la vegetazione e cercare campo per inviare qualche sms.

Di ritorno facciamo una doccia sotto le nostre super bags.
Ma a causa del maltempo l’acqua non si è scaldata durante la giornata e quindi
non ci resta che lavarci molto in fretta. Per combattere questa sensazione di
freddo cuciniamo un buon piatto di pizzoccheri disidratati che abbiamo portato
dall’Italia e ci corichiamo al caldo nei nostri sacchi a pelo aspettando
l’alba.
7 agosto 2016 U.Sutmiholjska- U. Prec
Percorso
in kayak: 19,61km (10,59mn)
Anche oggi la sveglia suona alle 4.30. Controlliamo subito
il cielo, è ancora buio: non ci sono nuvoloni all’orizzonte. Facciamo
colazione, sistemiamo i nostri kayak, scrutiamo nuovamente il cielo, indossiamo
la giacca d’acqua e alle 7 siamo pronti per ripartire. Non vediamo l’ora di
essere in acqua a navigare.
Secondo il nostro piano di viaggio, dopo circa 3 miglia
dovremmo trovare la nota Grotta di Ulisse, una caverna carsica il cui soffitto
è crollato formando un accesso alla terra ferma tramite un largo pozzo e
collegato al mare aperto da un basso tunnel attraverso il quale è possibile
passare solo con il bel tempo. La leggenda narra che proprio in quel luogo
Ulisse, dopo il naufragio sulle rocce dell'isola di Ogigia, per sette anni
guardava il mare aperto con tristezza e nostalgia della sua casa e sua moglie
Penelope, e la bellissima ninfa Calipso, figlia di Poseidone, ancora più triste
lo guardava innamorata.

Sappiamo che è difficile trovare l’ingresso della grotta via
mare, perché il passaggio è molto piccolo, ma dai blog che abbiamo studiato in
precedenza abbiamo visto che ci sono alcuni punti di riferimento, come ad
esempio il bar sopra la roccia e la scaletta che scende in acqua. Battendo la
costa palmo a palmo la troviamo.

Entriamo attraverso un basso tunnel: una volta
all’interno notiamo che tre lati presentano pareti scoscese mentre dal lato
della terraferma identifichiamo fra scogli appuntiti un sentiero che collega la
grotta con il parcheggio (circa mezz’ora di camminata). Abbiamo la grotta tutta
per noi: i turisti non sono ancora arrivati, quindi ci godiamo il silenzio e il
blu del mare in un posto davvero incantevole.
A malincuore decidiamo di procedere. Memorizziamo la
posizione, annotando che potrebbe rappresentare un buon punto sosta per pochi
kayak in giornate di bel tempo.
Continuiamo la nostra pagaiata: il paesaggio nel lato
meridionale dell’isola è caratterizzato da una costa irregolare alta 2 o 3
metri a picco sul mare, da dove si sviluppa la tipica vegetazione delle isole
croate.

Finalmente giungiamo ad una piccola baia abbandonata. Ci
sono un paio di barche da pesca messe in sicurezza sulla terra ferma, una
piccola e vecchia costruzione (probabilmente deposito di qualche pescatore) e
tanta immondizia portata dal mare durante le mareggiate. Facciamo una breve
sosta per controllare l’itinerario: la prossima tappa sarà tra 6 miglia ovvero
circa 2 ore di navigazione senza altra possibilità di sbarco. Ne approfittiamo
per sgranchirci le gambe, recuperare energie ma soprattutto mangiare.


Ripartiamo costeggiando. Il paesaggio si fa sempre più
incantevole e selvaggio; su uno scoglio vediamo un gruppo di caprette che
scendono verso l'acqua e altre che scappano al nostro arrivo, giochiamo vicino
agli scogli e tra le onde. Il mare sembra benevolo e il cielo clemente.
Pagaiamo estasiati da tutto ciò che ci circonda come se non avessimo mai visto
nulla di simile prima.


Facciamo appena in tempo a sbarcare che già ricomincia a
piovere. Dai kayak togliamo l’essenziale e ci divertiamo a costruire un riparo
provvisorio tra gli alberi: erigiamo la pagaia groenlandese a mo' di palo e la
copriamo con il telo della tenda, poi tendiamo delle cime che usiamo per
allargare il nostro rifugio e per stendere paraspruzzi e giubbetti.
Nel giro di
pochi minuti, il vento cambia e porta via i nuvoloni carichi di pioggia. Ormai
è l’una, mangiamo le nostre insalatissime e gustiamo pane e salame.


Durante il pomeriggio Mary e Clara prendono il sole e
dormono, mentre gli ometti si cimentano nella pesca sperimentando in nuove
tecniche: il bottino della giornata è un pesce coloratissimo non bene
identificato per cui la decisione è quella di ributtarlo in mare. Il pomeriggio
passa tra risate, bagni e dormite al sole per uniformare l’abbronzatura, finché
Mary e Clara decidono di partire “alla Indiana Jones” e scoprire cosa può
offrire il circondario. Si passa in breve da un paesaggio ricco di pini di
Aleppo a massi da scavalcare ma ne vale la pena.
Tornate indietro, sempre tra risate e divertimento si inizia
a cucinare una buona paella liofilizzata.
La vista sul tramonto ci lascia senza parole. Questa volta
il campo base è mozzafiato: una pineta su un pianoro dolce ed erboso.

Dalla piantina sappiamo che per raggiungere la civiltà c’è
un sentierino molto stretto: un percorso di mezz’ora!

Il pescatore aveva ragione, questo punto dell’isola è il più
bello visto fino a ora.
Ci addormentiamo cullati dalla canzone del mare, con gli
occhi pieni di un cielo stellato.